Ogni giorno sentiamo i rintocchi delle campane vibrare nell’aria, forse senza farci troppo caso, anzi, spesso ne siamo talmente abituati da non rendercene nemmeno conto. Eppure, una volta erano proprio questi suoni a scandire la vita delle persone nel borgo: la campana era l’elemento che segnava le ore del giorno e indicava gli appuntamenti religiosi e civili. Queste, infatti, non sono solo collocate presso le chiese, ma anche in corrispondenza degli edifici comunali.
Grazie alla diffusione di un “codice” noto a tutti, elaborato sulla base del numero dei suoni, della loro durata e del momento della giornata in cui venivano uditi, il suono poteva segnalare diversi eventi, come ci ricordano anche gli Statuti di Sarzana (del 1269 e del 1330) e i documenti nel Codice Pelavicino: oltre alle ore, annunciavano infatti le cerimonie religiose, le adunanze politiche (che spesso avevano luogo nelle chiese), le situazioni di emergenza.
Erano un vero e proprio strumento di comunicazione che spesso prevedeva anche una differenziazione del suono prodotto da un’istituzione rispetto ad un’altra. Parlare di campane implica parlare di campanili e quindi non solo di paesaggio sonoro, ma anche di paesaggio fisico.
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